Un’amica, Lilli, lontana da anni da Genova, ascolta la canzone “Inverno” di Fabrizio de Andrè e mi scrive:
…”amo tutte le canzoni di De Andrè e penso che siano indimenticabili, vera poesia!!!
Ho visto le tue foto sono molto belle…I nostri monti aspri e ventosi…ma la cosa più bella, che mi manca di più, è l’orizzonte. Quando sono andata a vivere a Milano c’era qualcosa che mi opprimeva più del caos della città, più del rumore, del grigiore e della solitudine: era la mancanza di prospettiva, la chiusura dell’orizzonte visivo che si esauriva nella fuga di un viale, nelle masse dei palazzi, nel circolo di una piazza. Era come stare in una scatola e non vedere fuori. Ero abituata, nella nostra ariosa Genova, a un cambio continuo delle prospettive e a spaziare lontanissimo con lo sguardo verso il mare…Puoi camminare chiuso nei vicoli aspettando il momento in cui scorgi l’azzurro, puoi appostarti sugli scogli per sentire messaggi portati dal vento, puoi arrampicarti su qualche bricco per avere la città ai tuoi piedi e davanti l’infinito..e ti senti libero…per un momento…”
Risposta:
Che dire? Hai già detto tutto tu. Questa è una poesia. Il titolo? Ovvio:
Genova
…
un cambio continuo delle prospettive
lo spaziare lontanissimo con lo sguardo verso il mare.
Il camminare chiuso nei vicoli
aspettando il momento in cui scorgi l’azzurro,
l’appostarti sugli scogli per sentire
i messaggi portati dal vento,
l’arrampicarti su qualche bricco per avere
la città ai tuoi piedi
e davanti
l’infinito..
e ti senti libero…
per un momento…
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